PROBABILITA’
(da Bruno de Finetti, Enciclopedia Einaudi, Voce: “Probabilità”.)
La probabilità: chi è costei?
Prima di rispondere a tale
domanda è certamente opportuno chiedersi: ma davvero “esiste” la probabilità? e
cosa mai sarebbe? Io risponderei di no, che non esiste. Qualcuno, cui diedi
questa risposta ( ribadita, col motto in tutte maiuscole – PROBABILITY DOES NOT
EXIST- nella prefazione all’inglese di Teoria delle probabilità [1970] ), mi
chiese ironicamente perché mai, allora, me ne occupo.
Mah! Potrei anche dire,
viceversa e senza contraddizione, che la probabilità regna ovunque, che è, o
almeno dovrebbe essere, la nostra ‘guida nel pensare e nell’agire’, e che perciò
mi interessa. Soltanto, mi sembra improprio, e perciò mi urta, vederla
concretizzata in un sostantivo, ‘probabilità’, mentre riterrei meglio
accettabile e più appropriato che si usasse soltanto l’aggettivo, ‘ probabile’,
o, meglio ancora, soltanto l’avverbio, ‘ probabilmente’.
Dire che la probabilità di una
certa asserzione vale 40 per cento appare- purtroppo!- come espressione concreta
di una verità apodittica. Non pretendo né desidero che tale modo di esprimersi
vada bandito, ma certo è che l’asserzione apparirebbe assai più appropriatamente
formulata se la si ammorbidisse dicendo, invece, che quel fatto lo si giudica '
probabile al 40 per cento', o, meglio ancora ( a parte che suona male ) , che ci
si attende ‘ al 40 per cento- probabilmente’ che sia o che risulti vero.
Il guaio è che il realismo (come
accuratamente osservò Jeffreys) ha il vantaggio che il linguaggio è stato creato
da realisti, e per di più da realisti molto primitivi’, ed è perciò che ‘noi
abbiamo larghissime possibilità di descrivere le proprietà attribuite agli
oggetti, ma scarsissime di descrivere quelle direttamente conosciute come
sensazioni’ [1939,p.394].
Da ciò la mania ( che forse per
altri è invece indizio di saggezza, serietà, accuratezza) di assolutizzare, di
concretizzare, di oggettivare perfino quelle che sono soltanto proprietà dei
nostri atteggiamenti soggettivi. Non
altrimenti si spiegherebbe lo sforzo di fare della Probabilità qualcosa
di nobler than it is ( sempre parole di Jeffreys), nacondendone la natura
soggettiva e gabellandola per oggettiva. Secondo la spiritosa fantasia di Hans
Freudenthal si tratterebbe di uno strano pudore per impedire di farci vedere la
Probabilità ‘ come Dio l’ha fatta’: occorre una ‘foglia di fico’, e spesso la si
riveste tutta di foglie di fico rendendola addirittura invisibile o
irriconscibile.