Utilizzo della "rete"per un approccio fusionista all'insegnamento
della probabilità, della statistica... e altro ancora
1. Introduzione: il fusionismo
“esteso” di de Finetti.
L’effetto che conta,
dell’insegnamento della matematica, non consiste nel saper ripetere le cose
studiate, questa sarebbe solo erudizione appiccicaticca, ma nell’acquistare una
certa padronanza e capacità nel vedere e affrontare problemi, nel tentare di
ragionarvi sopra, e questa è invece la cultura matematica. Per sviluppare queste
abilità, occorre superare la mancanza di collegamenti esistenti fra le materie e
perfino fra le diverse parti di una stessa materia, cercando di fondere i vari
elementi in una visione organica. E’ fondamentale insistere su ciò che vi è di
istruttivo in ogni ragionamento, perché ogni argomento appaia non tanto fine a
se stesso quanto esempio per aiutare a ragionare da se su casi analoghi. Questa
possibilità di integrare in una visione unica lo studio di problemi e aspetti
diversi non costituisce un trucco o un accorgimento isolato utilizzabile per
caso in qualche speciale occasione. Al contrario, la caratteristica più preziosa
e avvincente della matematica, intendendola in senso lato e, cioè, includendovi
la sua funzione quale strumento per le applicazioni, è proprio quella di aiutare
anzitutto a comprendere e risolvere i problemi più svariati fornendone una
visione unitaria. Queste considerazioni giustificano e suggeriscono l’adozione
dell’approccio fusionista all’insegnamento della matematica, e non solo. Per
definire meglio che cosa si intende per fusionismo possiamo iniziare citando le
parole di Bruno de Finetti.
‘Ho sempre indicato nel
fusionismo il principale concetto di base per il miglioramento dell’insegnamento
e della comprensione della matematica. Nel senso più specifico, in cui fu
introdotto da Felix Klein, il fusionismo consiste nella fusione dello studio di
geometria da una parte e di aritmetica, analisi ecc. dall’altra; più in generale
si tratta di fondere in modo unitario tutto ciò che si studia (anche
interdisciplinarmente, tra matematica …), mentre le tendenze antiquate
predicavano il “purismo” di ogni ramo da coltivare isolato senza
contaminazioni.’ de Finetti B., Contro la
“Matematica per deficienti”, Periodico di Matematiche, vol.50, n. 1-2
Maggio 1974.
La rete ci offre molte nuove
opportunità per adottare tale approccio, fornendo materiali preziosi e spunti
per lavori interdisciplinari. Nel seguito verranno brevemente trattati alcuni
esempi da utilizzare, in particolare, per l’insegnamento della probabilità e
della statistica.
2. Spunti dalla rete per
l’insegnamento integrato della probabilità e della statistica …ma non solo.
L’insegnamento della statistica può essere più dinamico ed efficace utilizzando anche le risorse disponibili su Internet. Alcuni materiali italiani di aggiornamento si possono reperire sui siti: http://www.liceo-vallisneri.lu.it/testi.htm, http://www.unipg/cirdis, ma navigando si possono scoprire materiali interessanti e inaspettati, come cercheremo di mostrare negli esempi che seguono.
Esempio 1. La tragedia del
Titanic Partiamo da una notizia
breve presa da un quotidiano del 2001.
Morto l’ultimo superstite maschio della tragedia del Titanic
Se ne è andato in Francia
l’ultimo superstite, maschio, del “Titanic”. Si tratta del filosofo Navratil,
morto a 93 anni per un arresto cardiaco. Nato nel 1908 a Nizza, all’epoca del
disastro aveva solo 4 anni. Si era imbarcato con il padre e il fratello, ma
sotto falso nome perché i genitori stavano divorziando. Il papà morì nel
disastro, i due fratelli si salvarono.
Proposta di lavoro interdisciplinare su Internet
Esiste, naturalmente, un sito americano dedicato al Titanic, ed esistono delle statistiche sui passeggeri salvati che permettono di affrontare le seguenti questioni:
· al momento di decidere chi imbarcare sulle scialuppe di salvataggio, si è proceduto secondo lo standard “prima le donne e i bambini”?
· La possibilità di salvarsi è stata influenzata dalla “classe” dei passeggeri?
Le risposte, fornite in
forma di tabelle statistiche con commento e interpretazione, si trovano sul
sito: http://www.sciencedrive.com/mitchk/stats.htm
dove sono anche presenti link ad ulteriori pagine relative all’episodio che
possono essere di interesse generale come, per esempio, informazioni sulla
costruzione della nave e sulle caratteristiche tecniche. Possiamo osservare che
sarebbe opportuno coinvolgere l’insegnante di inglese che potrebbe utilizzare il
materiale riportato nelle pagine come lettura su cui porre domande, per esempio,
per verificare la comprensione del testo.
Per quanto riguarda i
quesiti posti sopra, il commento reperibile sulla pagina riporta, tra
l’altro:
Il Titanic fu progettato per
accogliere diverse classi di passeggeri: prima classe, seconda classe e terza
classe. I passeggeri del Titanic erano di diversa classe sociale: si andava dal
ricco e famoso al povero e sconosciuto. I passeggeri delle diverse classi erano
ospitati in aree diverse
della nave con diversi livelli di comfort. Sebbene le cabine di terza classe non
fossero eleganti come quelle di prima e seconda classe erano comunque
confortevoli, specialmente se paragonate a quelle di altre navi dell’epoca.
La maggioranza dei
passeggeri erano emigranti che viaggiavano in terza classe. E’ interessante
osservare che proprio tra questi si riscontrò la minore percentuale di
salvataggi. Si è obiettato che i passeggeri della terza classe non ebbero la
stessa probabilità di salvarsi perché considerati meno importanti di quelli
delle altre classi e furono per questo trattati in modo differenziato. Si è
anche ritenuto che i cancelli di separazione delle classi, tenuti bloccati,
abbiano impedito alla gran parte dei passeggeri della terza classe di
raggiungere il ponte dove si trovavano le scialuppe. Occorre sempre ricordare
che ci sono due facce per ogni storia…
Infatti, nonostante qualche
indizio in favore del fatto che i passeggeri di terza classe possano non avere
avuto la stessa possibilità di accedere alle scialuppe, l’inchiesta ufficiale
concluse che non c’era stata distinzione di classe al momento dell’imbarco sulle
scialuppe. Le donne e i bambini erano stati privilegiati indipendentemente dalla
classe. L’inchiesta indicò inoltre che ci furono alcuni ostacoli fisici ad
impedire ai passeggeri di terza classe l’accesso al ponte delle scialuppe.
Al commento seguono tabelle
e grafici che illustrano e giustificano le conclusioni dal punto di vista
statistico.
Riportiamo nel seguito solo
le informazioni tabellari minime per ricostruire tutte le distribuzioni
statistiche di interesse e i grafici relativi. A partire dalla tabella che segue
si può lavorare con gli alunni alla elaborazione ed al commento prima di leggere
insieme le ulteriori notizie riportate sul sito.
Tabella con i dati assoluti dei passeggeri (uomini, donne e bambini) salvati e dispersi, suddivisi per classe, e dei membri dell’equipaggio del Titanic.
|
Salvati |
Dispersi | ||||
|
uomini |
donne |
bambini |
uomini |
donne |
bambini |
Passeggeri di
1a classe |
57 |
140 |
6 |
118 |
4 |
0 |
Passeggeri di
2a classe |
14 |
80 |
24 |
154 |
13 |
0 |
Passeggeri di
3a classe |
75 |
76 |
27 |
387 |
89 |
52 |
Equipaggio |
192 |
20 |
0 |
670 |
3 |
0 |
Totale |
338 |
316 |
57 |
1329 |
109 |
52 |
Alcuni spunti per lavori di
gruppo Gli spunti
per lavori di gruppo sono di vario tipo. Innanzitutto si può richiedere di
ricostruire la scheda di rilevazione dall’archivio dei passeggeri e
dell’equipaggio identificando tipologia dei caratteri rilevati e relative
modalità. Si può definire, quindi, la struttura della matrice di dati e
calcolare le distribuzioni di frequenza relativa a partire dalla tabella fornita
sopra. Può essere un utile esercizio chiedere agli alunni di predisporre le
rappresentazioni grafiche più adeguate per i dati riportati nella tabella e
confrontarle con quelle disponibili sul sito.
E’
possibile utilizzare i dati della tabella per “inventare” esercizi sulle
probabilità condizionate. E’ possibile per esempio chiedere:
o Se si
considera un passeggero scelto a caso, con quale probabilità si trattava di uno
di terza classe?
o Se si
considera un passeggero di terza classe scelto a caso, con che probabilità è
stato salvato?
o Se si
considera un passeggero donna con che probabilità viaggiava in terza
classe?
E così via lavorando di fantasia. Si può poi costruire una serie di domande la cui risposta può essere direttamente rilevata dai dati in tabella oppure ottenuta applicando la formula di Bayes e controllare il funzionamento del teorema sui diversi spazi campione. Consideriamo un solo esempio per chiarire il meccanismo di costruzione di questo tipo di esercizi.
Esercizio
Se si
estrae a caso il nome di un passeggero di sesso maschile e si scopre che è uno
di quelli salvati, con che probabilità viaggiava in seconda classe?
Svolgimento
Per semplificare la
soluzione ricaviamo dalla tabella precedente la tabella ridotta con i dati
relativi solo ai passeggeri uomini.
Uomini |
salvati |
dispersi |
totale |
Passeggeri di
1a classe |
57 |
118 |
175 |
Passeggeri di
2a classe |
14 |
154 |
168 |
Passeggeri di
3a classe |
75 |
387 |
462 |
Totale |
146 |
650 |
796 |
Indichiamo con S l’evento
S=’un passeggero uomo si è salvato’ e con U2 l’evento ’un passeggero uomo
viaggiava in seconda classe’. Dalla tabella ricaviamo subito:
P(S)=146/796;
P(U2)=168/796; P(S/U2)=14/168; P(U2|S)=14/146. L’esercizio chiede proprio
quanto vale P(U2|S), che ora vogliamo ricalcolare utilizzando la formula di
Bayes. Possiamo scrivere:
P(U2|S)=
Possiamo completare l’esercizio calcolando anche:
P(U1|S)=57/146 e
P(U3|S)=75/146 e confrontarle con P(U1)=175/796 e P(U3)=462/796.
Il confronto ci permette di concludere che S e U2 sono correlati negativamente, come anche S e U3, mentre S e U1 sono correlati positivamente.
In modo del tutto analogo è
possibile costruire altri esercizi simili.
Questo
esercizio fornisce lo spunto per chiarire le differenze tra la valutazione della
probabilità secondo lo schema classico e quella secondo lo schema statistico. È,
infatti, molto utile osservare che quest’ultimo metodo di valutazione si basa, a
tutti gli effetti, sulla costruzione di uno spazio campione “statistico”
effettuata dopo l’osservazione dei risultati degli eventi ripetuti. Tale spazio
contiene un numero di casi elementari favorevoli equiprobabili pari al numero
degli eventi che si sono effettivamente verificati, indichiamolo con
NE, e un numero di casi totali equiprobabili, indichiamolo con N,
pari al numero di eventi osservati in totale. In questo modo la nostra
valutazione statistica della probabilità attraverso la frequenza relativa è riconducibile
formalmente alla valutazione classica. La differenza fondamentale rimane nel
fatto che lo spazio campione frequentista è costruibile solo dopo aver osservato
effettivamente i risultati e dipende strettamente da questi. Ogni esperimento,
anche analogo in tutto il suo svolgimento, fornisce, in genere, spazi campione
diversi e, conseguentemente, valutazioni di probabilità diverse, anche se tanto
più simili quanto maggiore è N. Questa osservazione consente, comunque, di
dimostrare le proprietà della probabilità solo per la valutazione classica e
considerale, quindi, valide anche nel caso di valutazione frequentista.
Esempio 2. (Esempio di
presentazione di sintesi statistiche tratto dal sito: www.istat.it)
E’ abbastanza noioso insegnare, e di conseguenza imparare, come sisntetizzare dati statistici, quando tali dati non sono che numeri riportati su un libro di testo e non contestualizzati. Il sito dell’Istituto Nazionale di Statistica, ci offre l’opportunità di utilizzare materiali provenienti da indagini reali e inseriti in un contesto che può essere di interesse per gli studenti, come nel caso riportato sotto.
|
Università e lavorostatistiche per orientarsil livello di istruzione della popolazione italiana si è molto elevato negli ultimi decenni: è stato recuperato il ritardo nella scolarizzazione di base rispetto agli altri paesi avanzati ed è aumentato significativamente il tasso di partecipazione ai cicli di studio superiori. Sono soprattutto i giovani ad essere più istruiti: la percentuale di persone che hanno proseguito gli studi dopo la licenza media, cioè che hanno conseguito una qualifica professionale, la maturità o la laurea, è del 54,4% per i giovani fra 25 e 34 anni, rispetto al 35,2% per la popolazione fra 5 e 64 anni. In altri termini, oltre la metà delle giovani generazioni ha proseguito e concluso gli studi dopo la scuola media, mentre soltanto un terzo delle generazioni precedenti aveva fatto lo stesso. Persone di 25-64
anni per classe d'età e titolo di studio. Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro, media 1999 Il Mezzogiorno risulta svantaggiato: sono inferiori l’incidenza della popolazione di 15 anni e più con qualifica professionale (2,8% rispetto a 5,2% della media nazionale) e, in misura minore, la quota dei maturi (23,0% rispetto a 23,1%) e dei laureati (6,1% rispetto a 6,7%). Persone di 15
anni e più per titolo di studio e ripartizione geografica. Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro, media 1999 |
Spunti didattici.
Come nel caso precedente si
può utilizzare il materiale sia per introdurre concetti importanti come, per
esempio, quello di distribuzione statistica (è molto importante mostrare le
analogie e le differenze con il concetto di “distribuzione di probabilità”
quando entrambi saranno stati trattati), sia per mostrare in modo efficace
alcune tecniche, come, per esempio, le rappresentazioni grafiche, a partire
dall’analisi delle informazioni riportate nella pagina, anziché da situazioni
fittizie e spesso di nessun interesse, come accade di vedere nei testi più
diffusi. E’ anche possibile, come nel caso precedente, inventare esercizi di
probabilità a partire dalle valutazioni statistiche.
Esempio 3. La statistica d’Egitto.
Un lavoro più laborioso e impegnativo, ma certamente di grande interesse, può essere svolto a partire dalla navigazione sui siti: http://ralphv.www3.50megs.com/archives/nilometer/
http://www.mountwashington.org/notebook/transcripts/1999/07/08.html,
http://www.cals.nscu.edu/academic/honors/als398/elnino.html, http://www.popsci.com/news/02051999.egypt.html
dove è possibile scoprire varie notizie di cui si riporta una sintesi.
Il dono del Nilo Per misurare il livello del Nilo durante la piena e prevedere la dimensione delle zone irrigate, gli Egiziani inventarono e costruirono appositi strumenti chiamati ‘nilometri’ posizionati in diversi punti lungo il corso del fiume. Conoscere l’altezza raggiunta dalla piena era di estrema importanza per la sopravvivenza. Una stagione di magra, caratterizzata da un livello scarso, veniva denominata ‘Nilo basso’ e comportava scarsità di raccolto e possibilità di carestia. Problematica poteva anche rivelarsi una stagione caratterizzata da un’inondazione troppo abbondante, che veniva denominata ‘Nilo alto’, perché poteva distruggere la rete di dighe e canali di irrigazione causando spesso perdita di vite umane, di messi e di bestiame. Inoltre l’acqua troppo abbondante richiedeva un periodo più lungo per ritirarsi lasciando meno tempo per la semina, la germinazione e il raccolto. I nilometri costituivano, pertanto, un importante strumento di previsione, che poteva permettere l’assunzione di misure cautelative per contrastare eventi avversi. Inoltre, dato che gli Egiziani non usavano moneta, ma attuavano i pagamenti in natura, i nilometri erano anche utilizzati per stabilire la quantità di raccolto previsto come tassazione. Una volta registrata la misurazione presso un dato nilometro, l’informazione era inviata al sovrano, come pure ai diversi ‘nomi’ (distretti territoriali) di importanza per l’agricoltura. Il sistema di misura delle lunghezze (e quindi anche dei livelli di piena rilevati dai nilometri di qualsiasi tipo e dovunque posizionati) era basato sul ‘cubito’, corrispondente a circa mezzo metro; erano previsti dei sottomultipli[1], che permettevano misurazioni assai più accurate di quanto fosse in realtà necessario per gli scopi di interesse. E’ notevole che in epoca così antica sia stato stabilito un unico sistema di misurazione così accurato e valido su un’area tanto vasta, ma, come si diceva, l’importanza di tali misurazioni era cruciale per la stessa sopravvivenza dello stato, oltre che dei suoi abitanti, ed era così necessario poter comunicare ed interpretare in modo univoco i dati nei diversi punti del paese.
Esistevano nilometri in tutto il paese. Alcuni cadevano di tanto in tanto in disuso e poi venivano ripristinati, ma tutti venivano consultati nel periodo della piena. La molteplicità delle misure veniva utilizzata dai sacerdoti e dai funzionari per raffinare le previsioni.
Di uno di tali strumenti, risalente all’antico Egitto, rimangono resti ben visibili, sull’isola di Elefantina nell’Alto Egitto, mentre uno più recente, risalente all’epoca di dominazione araba, è visitabile sull’isola di Roda al Cairo. Il nilometro di Elefantina, era di grande importanza perché, situato vicino alla prima cataratta, forniva la prima misurazione di piena; ha l’aspetto di una scala scavata nel granito i cui i gradini servivano per misurare i vari livelli di piena. L’altezza della piena veniva quindi convertita in “area irrigata” e l’area veniva a sua volta convertita in “quantità presunta di raccolto”, sulla base di tale stima veniva quindi calcolata la quantità di raccolto da versare come tasse allo stato. Altri nilometri erano costruiti in modo diverso: potevano essere costituiti semplicemente da pilastri graduati posti all’aperto o da pozzi collegati al fiume con le pareti graduate, che funzionavano sul principio dei vasi comunicanti[2]. I nilometri ancora visibili risalgono al massimo al Medio Regno (2000-1500 a.C. circa), ma le registrazioni delle piene sono documentate fin dall’Antico Regno ed anche in epoca predinastica (ben prima del 3000 a.C.), come si può “leggere” nella cosiddetta pietra di Palermo (una stele di diorite, così chiamata perché il suo più grande frammento si trova nel Museo di Palermo), in cui sono registrate varie informazioni tra cui, per l’appunto, i livelli di piena fin da epoca predinastica[3]. Lo scopo delle misurazioni era, comunque, sempre quello di stimare la quantità di raccolto esigibile come imposta e di poter prevedere e contrastare eventuali eventi avversi legati a piene “anomale”.
La necessità di utilizzare le misure
effettuate mediante i nilometri per
prevedere eventi e fenomeni di vario genere, costrinse a sviluppare un qualche
concetto di media (i livelli di piena misurati dai diversi strumenti mostravano
una certa variabilità) e di funzione: ad un certo livello di piena corrispondeva
una previsione dell’area irrigata, ma anche, ad un certo livello di piena
corrispondeva una misura presunta di raccolto e, conseguentemente, una ben
precisa tassa da pagare. E’ anche evidente che tali funzioni o relazioni non
potevano che essere valide in media, l’idea sottostante corrispondeva cioè, né
più né meno, al moderno concetto di regressione statistica.
Per gli antichi Egizi i motivi delle piene erano misteriosi come le stesse sorgenti del fiume[4], ma le piene erano comunque considerate dei doni degli dei. Furono i primi geografi greci e romani a tentare delle spiegazioni, non solo basate sul sopranaturale, ma anche loro non andarono oltre l’ipotesi legata all’idea di una variabilità del livello delle nevi in corrispondenza delle pur sconosciute sorgenti, non potendo certo immaginare che la spiegazione poteva celarsi nell’altro emisfero terrestre. Secondo recenti studi il fenomeno meteorologico denominato “El Niño” riduce le precipitazioni alle sorgenti del Nilo di circa il 30% rispetto al “normale”. Naturalmente gli Egiziani antichi ignoravano tutto questo, sapevano però, per esperienza empirica, che la piena del Nilo alcuni anni era abbondante ed altri scarsa. Di conseguenza il raccolto alcuni anni era buono ed altri no, con delle punte di estrema abbondanza e di estrema carestia.
Spunti didattici.
Si può pensare di utilizzare, come punto di partenza, la sintesi riportata sopra e sfruttare le possibilità offerte da Internet per svolgere lavori di gruppo sulla statistica nelle antiche civiltà a partire dalla navigazione sui siti indicati e riflettere sull’organizzazione dello stato egizio, che non usava moneta ma solo scambi in natura, e si basava fortemente sull’uso della statistica come base per le decisioni pubbliche. Dopo lo stato egizio occorre arrivare fino agli stati moderni (dal 1600 in poi) per ritrovare un altrettanto efficace e accurato uso delle rilevazioni statistiche per il governo dello stato e l’assunzione di decisioni in condizioni di incertezza, se si escludono i censimenti romani. Si può quindi riflettere sul concetto di media e di relazione statistica e trarre spunto dall’utilizzo dei nilometri per la previsione dei raccolti per introdurre la regressione come metodo di previsione statistica utilizzabile nei campi più svariati.
Per ulteriori materiali, approfondimenti e divagazioni si rimanda ai testi citati in bibliografia e ai siti elencati sotto.
3. Links
http://www.stat.unipg.it/cirdis/Dati/Induzioni-21/Articolo.html
http://www.istat.it/censb/med.pdf
http://mat.uniroma2.it/~rossi/mater-didatt.html
http://www.liceo-vallisneri.lu.it/D_Load/261matem.pdf
http://www.liceo-vallisneri.lu.it/D_Load/262matem.pdf
http://it.stlawu.edu/~rlock/statlink.html
http://www.stat.sc.edu/~west/javahtml/Histogram.html
http://lib.stat.cmu.edu/datasets/
http://lib.stat.cmu.edu/DASL/Datafiles/
http://www.aquiz.com/page4.html
http://www.mste.uiuc.edu/hill/dstat/dstat.html
http://www.robertniles.com/stats/
http://it.stlawu.edu/~rlock/datasurf.html
http://www.stat.berkeley.edu/users/stark/SticiGui/Text/index.htm
http://cepa.newschool.edu/het/essays/uncert/uncerthome.htm
1) Rossi C., (1999), La
Matematica dell’Incertezza, Zanichelli, Bologna.
2) Rossi C.,
“Rilevazioni e previsioni statistiche nell’Egitto dei Faraoni: Idee in
libertà per un lavoro scolastico interdisciplinare”, Progetto Alice, 2001,
in stampa.
3) Rossi C. “La statistica in rete: spunti per l’utilizzo
didattico di alcune risorse disponibili”, INDUZIONI, 2001, in
stampa.
[1] Un cubito era suddiviso in due “spanne” e in sette “palmi”, ogni palmo era, a sua volta, suddiviso in quattro “dita”.
[2] A questa tipologia si fa riferimento nel raccontino introduttivo.
[3] Il primo Faraone della prima dinastia, il leggendario Menes che unificò il paese, è ricordato nella pietra e si possono leggere ben 7 registrazioni dei livelli di piena durante il suo regno: nel suo primo anno, per esempio, si riporta un livello di 6 cubiti, nel terzo di 4 cubiti e un palmo, nel quinto di 5 cubiti, 5 palmi e un dito. Un’altra registrazione, relativa ad un suo successore (Miebis), ci da notizie di una piena eccessiva (8 cubiti e 3 dita).
[4] Oggi sappiamo che il Nilo nasce da due fiumi: il Nilo bianco che ha le sue sorgenti in Uganda e il Nilo azzurro che ha le sorgenti sull’altopiano etiopico.